San Bartolomeo a Mare, riprendono gli scavi alla Mansio Romana
Dal 6 agosto 2018 sino alla fine del mese nella zona del ‘Lucus Bormani‘ nuovi accertamenti per ricostruire la storia del sito. E torna anche l’appuntamento con il ‘Giovedì con l’archeologo‘
La zona degli scavi archeologici nei pressi della Mansio Romana Lucus Bormani a San Bartolomeo al Mare sarà teatro da lunedì 6 agosto (e per tutto il mese) di nuove attività di ricerca che coinvolgeranno fino ad un massimo di 15 persone e sono destinate ad uno scopo specifico.
Infatti i lavori sono stati decisi per determinate le varie fasi di vita del sito, ripercorrendo tutti i vari periodi partendo dalle ultime tracce rilevate e andando indietro fino a quando sarà possibile determinare rilevamenti certi.
Si tratta di una terza fase degli scavi alla Mansio Romana, dopo quelli già effettuati nel 2016 e nel 2017 che si erano occupati in particolar modo della lettura stratigrafica del contesto e verrà realizzata grazie ad un accordo sottoscritto tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova insieme alle province di Imperia, La Spezia e Savona, oltre all’Università degli Studi di Genova, all’associazione di archeologi professionisti Etruria Nova Onlus e il Comune di San Bartolomeo al Mare.
Alla fine delle attività di scavo, previste almeno fino al 31 agosto 2018 tutti i dati raccolti saranno elaborati in base alle ultimissime tecniche metodologiche della ricerca archeologica e quello che verrà repertato sarà poi rielaborato per poter ricostruire la storia del sito.
E il personale coinvolto sarà anche impegnato negli ‘Open day‘ dedicati al pubblico e nei Laboratori per permettere una diffusione capillare delle informazioni raccolte.
Per quello che è emerso fino ad oggi, il sito della Mansio Romana di San Bartolomeo al Mare, già conosciuto come “Lucus Bormani“, è stato frequentato sin dall’Età del Bronzo recente e finale (ossia nei secoli XII-X secolo a.C.), come è stato dimostrato dalla presenza di diverse ampolle di grandi dimensioni, decorate con impressioni eseguite a mano e che attestano la possibile creazione di ambienti per la conservazione di alimenti.
Successivamente l’area è stata occupata durante l’Età del Ferro (tra la fine del V e il II secolo a.C.) da una popolazione dedita alla lavorazione di metalli e a confermarlo c’è il ritrovamento di un’anfora di ispirazione greca (in particolare dall’area della Massalia) che confermerebbe alcuni traffici commerciali con il Golfo di Marsiglia.
Successivamente, quando venne completata la via Julia Augusta, nel 13 a.C. partì anche l’occupazione romana della zona.
Così la Mansio romana Lucus Bormani, nata nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. si trovava lungo il percorso e viene già citata dalla Tabula Peutingeriana con l’indicazione di Luco Bormani derivante dal bosco consacrato a Borman, divinità ligure di origine centro europea.
Gli edifici vennero poi abbandonati tra il II e il III secolo d.C., nonostante la zona in realtà sia stata abitata almeno fino al VII secolo d.C.
Di tutto questo e dello sviluppo negli scavi si parlerà anche durante gli appuntamento del ‘Giovedì con l’archeologo’, gli Open Day alla Mansio Romana, il primo dei quali è in programma giovedì 9 agosto dalle 15 alle ore 17.
E per meglio raggiungere la zona della Mansio, vicino al Santuario di Nostra Signora della Rovere, è a disposizione del pubblico anche il “Bartolo Bus”, la navetta gratuita messa a disposizione dal Comune.
Mansio Romana, il bosco sacro e il dio Borman
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